mercoledì 9 maggio 2012

I "vip" e la fede nell'ultimo libro di padre Vito Magno: "Anche loro, inquieti cercatori". Nel volume (anche in ebook) la testimonianza del card. Joseph Ratzinger



Vito Magno "Anche loro, inquieti cercatori", versione cartacea, Messaggero Editore 2012 


Vito Magno "Anche loro, inquieti cercatori", ebook, Messaggero Editore 2012 


I "vip" e la fede nell'ultimo libro di padre Vito Magno "Anche loro, inquieti cercatori"


Anche loro, inquieti cercatori è il titolo del nuovo libro di padre Vito Magno, edito da Messaggero Padova e RaiEri, che raccoglie più di cento interviste a uomini e donne del mondo della cultura, dello spettacolo e della religione. Tra questi, anche l’allora cardinale Joseph Ratzinger. Padre Vito Magno ne parla al microfono di Rosario Tronnolone: 


R. – Quella è un’intervista che io feci nel 2002: si parlava della Chiesa e del futuro, anche, della Chiesa. C’erano state anche simpatiche battute che il lettore ritroverà nel libro. Com’è nata questa idea? Sì, posso partire da una battuta, da Celentano che 40 anni fa cantava: “Neanche un prete per chiacchierare…”. Con lui non sono ancora riuscito, purtroppo, a chiacchierare, però con tanto personaggi famosi, sì. Si tratta di cantanti, di attori, intellettuali, scienziati, politici, ecclesiastici, calciatori, poeti e altri ancora. Nella mia vita sono stato sempre curioso di capire quanto una persona famosa conti davvero. Ricordo una frase di Niccolò Machiavelli, che diceva: “Ognuno vede quello che tu appari, pochi sentono quello che tu sei”. E ciò che appare di una persona, purtroppo, è solo la punta di un iceberg. Perciò ho cercato, questa volta, più da sacerdote che da giornalista, di scoprire l’altra faccia dei personaggi, la faccia dell’anima, della coscienza, quella che sfugge ai pettegolezzi, al gossip delle riviste patinate. E la mia fatica è stata allora quella di portare i famosi a guardarsi dentro e scoprire che senso danno alla loro vita, al mistero che li circonda.


D. – E nel corso di queste interviste, ha trovato la fede dietro a queste apparenze dei personaggi che ha intervistato?


R. – Direi di sì, nella maggior parte dei casi. Le risposte sono tanto più interessanti in quanto provenivano da persone che solitamente sono intervistate su tante tematiche ma ben lontane da quelle spirituali. E così, dalle 1.500 domande e risposte che costituiscono una mini-inchiesta sul senso della vita e sul rapporto dell’uomo con Dio, io direi che un buon 80 per cento dei famosi sono credenti – poi ci sono anche le statistiche, in genere, prodotte dagli istituti che di questo si occupano – anche se direi che sono poco praticanti, e anche se la loro religiosità è fortemente marcata da individualismo. Molti, per esempio, riconoscono di avere una fede vacillante. Alcuni dicono di essere non credenti, salvo poi a cadere in contraddizione nell’analizzare le loro idee, le loro opere. Lì si vede chiaramente che risentono della cultura cristiana in cui vivono. Tutti però riconoscono l’utilità della fede, e quindi verrebbe di dire, con le parole di Benedetto XVI, che il non credente inquieto è più vicino a Dio del cristiano di routine.


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