martedì 10 luglio 2012

Donne e Bibbia nel medioevo. Un robusto filo intrecciato alla Parola (Cristiana Dobner)



Kari Elisabeth Børresen e Adriana Valerio, "Donna e Bibbia nel Medioevo (secoli XII-XV). Tra ricezione e interpretazione", Il pozzo di Giacobbe, 2011


Donne e Bibbia nel medioevo


Un robusto filo intrecciato alla Parola


di Cristiana Dobner


La Fondazione Valerio per la storia delle donne, istituzione napoletana, ha abituato i suoi lettori ed estimatori a testi di notevole valore scientifico e di grande spessore intellettuale. Il volume Donne e Bibbia nel Medioevo (secoli XII-XV). Tra ricezione e interpretazione (a cura di Kari Elisabeth Børresen e Adriana Valerio, Trapani, Il pozzo di Giacobbe, 2011, pagine 422) una volta di più attesta e conferma questa linea di ricerca storica e di veste editoriale. La tematica è vasta e imponente, e non è facile individuare il filo conduttore fra tanti saggi.
Donne su donne indubbiamente ma non rovesciate su se stesse e quindi prigioniere di un universo mutilo, proprio perché l'obiettivo è oggettivo e fondante. Lo chiarisce il cardinale Ravasi nella sua presentazione: «C'è effettivamente un robusto filo femminile che percorre non solo i testi sacri, ma anche la grande tradizione successiva: esso rivela non soltanto un'ermeneutica originale, ma anche un'appropriazione personale della Scrittura da parte delle donne, molto maggiore di quanto si immaginasse, sia pure attraverso il superamento di barriere, la faticosa conquista di varchi, la cancellazione di sospetti e di riserve». Questo volume, inserito in un progetto ampio e disteso nei secoli che assume l'ottica della donna e le donne, osserva da vicino un periodo molto particolare perché, afferma Adriana Valerio nel saggio di apertura «La Bibbia al centro», «nella cultura e nella mentalità medievali, è il Libro per eccellenza, presente in tutti gli aspetti della vita sociale e spirituale».
Gli interrogativi non mancano: come la donna poteva giungere a conoscere la Bibbia? Dove imparava a prediligerla? Con quali occhi la leggeva e la faceva scendere in sé come esperienza viva spirituale ma anche come riusciva poi, con audacia notevole, a proporla in studi esegetici ed ermeneutici di valore?
I diversi contributi che si susseguono nel libro mirano proprio a creare una visione d'insieme -- non la mera sommatoria di ciascuno ma un insieme -- in cui la diversità è fonte di ricchezza e di costruzione di un universo femminile che cercava la propria identità e sapeva anche armonizzarla, in una soggettività femminile che andava specificandosi all'interno della Chiesa e della fede cattolica ma anche ebraica e, talvolta, eretica, con espressioni che toccavano i diversi registri: spirituali, mistici, artistici, letterari. Sempre all'interno del grande bacino costituito dai chierici medievali. Impresa non di poco conto.
Una rapida carrellata sull'indice farà sentire il polso dell'opera: da «Ricezione e strumentalizzazione» si passa a «Studio e coscienza creativa» per arrivare ad «Arti e Rappresentazione»; tutte le autrici del libro sono studiose ferrate in storia ed esperte di archivi ma anche capaci di avvicinarsi alla materia trattata da un punto di vista filosofico e teologico, aperte a percepire e saper mettere in rilievo il ruolo della donna e delle donne.
Alcune donne medievali sono conosciute: Hildegard von Bingen, Giuliana da Norwich, Eloisa, Brigida, Chiara d'Assisi; altre popolano i regni ispanici e sono giudee oppure erudite bizantine come Teodora Paleologina. Vissute tutte a fianco di discepole, ammiratrici, donne desiderose di sapere e di sperimentare la Bellezza.
L'ammirazione cresce quando ci trova dinnanzi a pensieri, immagini, allegorie, che illuminano passi o figure bibliche che, abitualmente, ci presentano dei connotati quasi ovVII, mentre con la luce del sentire femminile acquistano tratti inediti e suggestivi.
Si profilano nuovi metodi, traduzioni più aderenti all'originale o audaci interpretazioni, spostamenti di significati che inducono a riflettere e si rivelano come precorritrici di una teologia femminista.
Kari Elisabeth Børresen, pioniera in questo campo, ha coniato termini quali “matristica” e “teologia matristica” con un obbiettivo molto mirato, «per comparare l'inculturazione greco latina degli antichi Padri della Chiesa con l'inculturazione medievale delle Madri della Chiesa europea» (p. 182).
Un tocco preciso connota e pervade le pagine di questa suggestiva ricerca che non potrà mancare nelle letture di chi seriamente voglia conoscere la Bibbia e il suo influsso plasmatore delle coscienze e delle identità nel corso dei secoli: «Si comprende bene come l'esperienza di Dio, e non la conoscenza attraverso lo studio del Libro, sia stata la chiave interpretativa che le donne del Medioevo adottarono per la comprensione della Bibbia: non dunque una comprensione intellettuale, ma una incarnazione nella vita, fisica e quotidiana, di quel messaggio di salvezza ascoltato, letto, meditato, ma soprattutto assimilato nell'incontro d'amore».
Ciascuna a suo modo, ma tutte unite in questo slancio tanto entusiasmante quanto faticoso per gli ostacoli da abbattere e le macerie da spostare mentre però già si costruiva.


(©L'Osservatore Romano 10 luglio 2012)